Adolescenti e gioco d’azzardo
Con questo articolo voglio porre l’attenzione sul fenomeno del gioco d’azzardo di cui spesso sono vittime anche i minori a causa di un mancato controllo, da parte di chi dovrebbe tutelarli, sull’età degli stessi e sull’utilizzo degli strumenti relativi. In questi casi sono diversi i protagonisti ad essere chiamati in causa ovvero i genitori, i rivenditori e lo Stato. Per quel che qui ci riguarda vorrei concentrare la mia attenzione sul ruolo fondamentale dei genitori che devono dare fiducia al figlio senza però che la stessa si trasformi in assenza di supervisione, poichè quest’ultima è la causa principale del compimento da parte del minore di queste attività vietate.
La responsabilità di questo crescente fenomeno è chiaramente addebitabile anche ai rivenditori e allo Stato. I primi, avendo a cuore come unico interesse i propri affari, spesso tralasciano le proprie responsabilità permettendo ai minori di accedere a giochi d’azzardo, come le scommesse, non chiedendo nessun documento d’identità o addirittura, nonostante abbiano verificato la loro minore età, non rifiutandosi di farli giocare.
Lo Stato, a sua volta, dovrebbe garantire il rispetto di regole efficaci e inderogabili in materia.
Nonostante, dunque, più parti sembrerebbero coinvolte nella tutela dei minori l’attenzione dei genitori sulle attività del figlio rimane sempre principale e fondamentale.
Prendersi cura del figlio, ancor più se minorenne, equivale a prendersi cura di un germoglio; non basta solo piantarlo ma occorre che i genitori, ogni giorno, gli dedichino cure e attenzioni, affinchè cresca sano e forte, con la collaborazione di tutti i membri delle società. Tuttavia, non di rado, nonostante si creda di adempiere alla propria funzione genitoriale nella maniera migliore, ci si ritrova a perdere il dialogo con i figli, a causa dell’età, delle frequentazioni e degli impegni di entrambe le parti e dunque diviene sempre più difficile intervenire quando certe situazioni hanno già oltrepassato il limite. In tali casi non deve ritenersi superflua la possibilità di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per un aiuto più concreto.